Storia Internazionale
dell'età contemporanea.
Dai moti del '48 alla
Guerra Fredda
Appunti di Francesca Rizzo
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Facoltà: Scienze Politiche
Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
Esame: Storia Internazionale Contemporanea
Docente: Paolo Soave
A.A. 2022/23
Tesi
online
A P P U N T I
TesionlineDUE NUO VE PO T ENZ E: ST A T I UNIT I E G IAPPO NE
Oltre alle potenze europee, l’800 fu l’esplosione di due grandissimi nuovi Stati pronti a conquistare da quel
momento, l’egemonia mondiale anche per il secolo successivo.
G LI ST A T I UNIT I
1. La società
Il caso sicuramente più degno di nota coinvolge l’af fermazione sempre più estesa degli Stati uniti d’america che
stavano crescendo sempre di più a livello demografico grazie ai flussi migratori provenienti dall’Europa. I
territori americani iniziarono ad ampliarsi verso est, con un miglioramento anche nel settore agricolo e in quello
industriale. Ma lo sviluppo economico non coincideva con lo sviluppo interno, dal momento che coesistevano,
in maniera frammentaria, tre diverse società:
- Il Nord Est era la zona più progredita, ricca e industrializzata (qui si erano insediate le prime colonie
britanniche) e vantava aree quali New Y ork o Boston, protagonisti dei commerci europei e delle
migrazioni
- Il Sud continuava ad essere una società basicamente agricola che fondava la sua economia sulle grandi
piantagioni di cotone, tabacco e canna da zucchero. La manodopera era costituita da Schiavi neri
discendenti dagli schiavi portati nelle piantagioni a partire dal 700. La visione sociale di questa zona
era altamente disomogenea dal momento che il ceto dei grandi proprietari, seppur in netta minoranza,
dominava lo scenario politico e sociale di tutta la zona, obbligando gli schiavi alla remissione passiva.
- il W est era la terza realtà sociale americana; una società in rapida evoluzione, che allevava bestiame e
si dedicava all’agricoltura restando legata a etiche come l’indipendenza, l’uguaglianza delle
opportunità..
2. Lo scontro sulla schiavitù: un antecedente alla guerra civile
Le dif ferenze tra Nord e Sud erano profonde e il fenomeno della schiavitù si scontrava anche con gli ideali
democratici che si stavano af fermando, tanto che nacquero movimenti abolizionisti. Negli anni 40 e 50 lo
sviluppo industriale si allar gò e diminuì la produzione cotoniera. Inoltre l’Ovest agricolo iniziò a trovare ampi
sbocchi per i suoi prodotti, nelle aree urbane in espansione. La società appariva chiaramente più divisa che mai,
OGNI ZONA A VEV A LE SUE ESIGENZE E NECESSIT A’. A questa problematica si aggiunsero i contrasti
tra forze politiche: democratici e liberali erano entrati in crisi, da questi ultimi in particolare nacque il Partito
Repubblicano che si identificò con la politica antischiavista e si avvicinò sia alle rivendicazioni della bor ghesia
del Nord che a quelle dell’Ovest, riuscendo a ottenere un alto numero di consensi che permise di far salire al
potere il Presidente Lincoln. Egli, pur essendo politicamente contro la schiavitù, non aveva mai deliberato la sua
abolizione per evitare una rottura totale con i sudisti. Le rassicurazioni in tal senso non furono però suf ficienti a
tenerli a bada, dal momento che gli Stati del Sud per cepir ono quell’elezione come un attentato
all’istituzione della schiavitù che avr ebbe messo in discussione l’egemonia sudista.
3. La G uerra civile am ericana
Le contromisure non si fecero attendere e nel 1861 la Car olina del Sud appr ovò una risoluzione di
secessione, che fu seguita nella svolta da altri Stati: Alabama, Mississippi, Geor gia, Louisiana, Florida e T exas.
Questa scelta provocò la reazione del potere federale e la guerra civile fu inevitabile. i Confederati godevano di
una certa qualità delle forze armate e aspettavano anche l’intervento della Gran Bretagna, mentre gli Stati del
Nord contavano sul numero maggiore dei loro uomini. Nella fase iniziale il Sud sembrava star vincendo
indubbiamente, ma quando si resero conto che avrebbero dovuto far af fidamento solo sulle loro forze e che la
Gran Bretagna non sarebbe intervenuta , si dovettero arrendere alle forze del Nord. La vittoria del Nord
garantì l’emancipazione di oltr e 4 milioni di schiavi, resa uf ficiale col tredicesimo emendamento della
Costituzione e frutto delle battaglie del Partito Repubblicano di Lincoln. Quest’ultimo, assassinato il 15 aprile
del 1865, era stato pr otagonista dell’ennesima grande svolta del Paese, avvenuta grazie all’Homestead Act
(1862), che assegnava appezzamenti terrieri a chiunque lavorasse la terra per almeno cinque anni.
1All’indomani della guerra di secessione la COLONIZZAZIONE si espanse anche ai territori dell’Ovest,
raggiungendo l’espansione attuale. Le vittime di ciò furono i pellerossa, che dopo un primo tentativo di
resistenza, decimati dalla guerra, furono confinati e ridotti a un gruppo mar ginale
la questione del M essico→ Le pretese francesi di ampliamento verso le americhe erano fortemente volute da
Napoleone III, il quale aveva cercato di far nascere un impero del messico, sotto la corona di un principe
d’Austria. Gli stati uniti non avevano mai tollerato la contaminazione europea nei loro territori e si unirono alla
guerriglia dei repubblicani messicani fornendo loro armi.
4. G li stati uniti com e potenze m ondiali
è a questo periodo che bisogna far risalire l’ondata di prestigio ottenuta dai paesi USA, grazie a un impetuoso
sviluppo capitalistico nel campo dell’industria dove si erano or ganizzate le “Corporations” ossia grandi
concentrazioni industriali. Questo sviluppo fu reso possibile dall’espansione del mercato interno, grazie
all’af flusso di migranti europei (Gli stati uniti si erano resi un paese libero a tutti); La società divenne un melting
pot: una fusione di culture e tradizioni diverse.
Ovviamente il continuo aumento demografico diretto o indiretto, fece in modo che si sviluppasse anche una
nuova politica di espansionismo verso nuove zone. Ricordiamo particolarmente Cuba, che si stava rivoltando
contro il dominio spagnolo (La crisi del 98 Spagnola, l’intervento dell’america e la cessione di filippine e costa
rica..)
IL G IAPPO NE
Quello del Giappone è un rilevante esempio che dimostra il cambio di rotta di un Paese che all’inizio dell’800
era isolato su tutti i fronti, soprattutto a causa della politica di tipo feudale, con il dominio degli shogun, che
continuava ad essere imperante.
La fuoriuscita dal confino a cui si erano condannati i giapponesi, fu un evento che molto ha a che fare con gli
stati uniti, i quali avevano richiesto il liber o accesso nei porti e l’apertura delle r elazioni commer ciali (un
evento a carattere diplomatico). Questa iniziativa aveva colto alla sprovvista lo shogun che fu costretto a firmare
una serie di accordi che diedero la possibilità alle potenze occidentali di penetrare economicamente il Paese.
Questi trattati scatenarono un’ondata nazionalistica imponente, guidata da samurai e grandi feudatari (daimyo),
colpevolizzando lo shogun e
portando alla nascita della figura dell’imperatore. Si trattò della Rivoluzione Mejii (che sostituì il potere dei
daimyo e dei samurai) e portò a una grande modernizzazione del Giappone, essendosi reso conto della sua
arretratezza rispetto al resto del mondo. Nel 1871 il feudalesimo decadde (feudatari indennizzati e samurai con
pensione vitalizia). Fu introdotto l’obbligo di scuola elementare, venne unificata la moneta, nacque un sistema
fiscale nuovo e avanzato; l’industria crebbe e così anche le infrastrutture.
Quella giapponese fu una vera e propria “rivoluzione dall’alto”, non spinta dalle classe inferiori, ma addirittura
portata avanti dalle classi dirigenti, che si spogliarono delle proprie investiture per il miglioramento sostanziale
del Paese. Si trattò di un cambio decennale che non era mai accaduto precedentemente e che avrebbe condotto il
Giappone a diventare una delle più grandi potenze sul piano internazionale.
G LI IM PERIALISM I CO LO NIALI
L ’800 fu decisamente l’epoca dei grandi imperialismi e la suddivisione dell’Europa in vastissime zone di
colonizzati e colonizzatori, portata a capo dalle potenze del momento: Gran Bretagna e Francia furono le più
presenti a livello di dominio ma non mancarono neppure Germania, Italia o Belgio. I motivi che permisero
l’af fermazione dell’imperialismo furono principalmente economici, in quanto legati alle materie prime a basso
costo e alla ricerca di sbocchi commerciali. Ma anche le tendenze politico-ideologiche giocarono un ruolo
fondamentale, legate essenzialmente a una politica di potenza aggravata dal razzismo e dal credo di inferiorità
dei popoli colonizzati.
21. La Conquista dell’Africa
Gli sviluppi più degni di nota dell’espansione coloniale si ebbero in Africa, che era stata sin da subito spartita tra
tutti i paesi europei che ne controllavano almeno 1/10 . a ciò si aggiunse la partecipazione della chiesa che
stipulò accordi per una politica di cristianizzazione attraverso l’invio di missionari nelle diverse zone del
continente
I primi atti espansionistici iniziarono con l’insediamento di Gran Bretagna e Francia che si erano interessate
rispettivamente a Egitto (grazie alla vicinanza al canale di Suez) e T unisia (nelle mire francesi poiché vicina
all’Algeria). Ma entrambi gli stati africani avevano promosso una campagna di modernizzazione che costrinse le
due potenze a intervenire militarmente per la repressione insurrezionale. Successivamente la Gran Bretagna si
trovò impegnata anche nell’area del Sudan dove il leader Mahadi, fautore di una teocrazia musulmana, sconfisse
le forze ango-egiziane. Ad ogni modo questa stretta cooperazione tra colonizzati e colonizzatori infastidì la
Francia, suscitando da allora una forte rivalità tra le due potenze egemoni (che si concretizzò nella contesa del
Congo, ar gomento portato alla conferenza di Berlino in cui si decise che il possedimento di uno Stato sarebbe
stato tale dipendendo dalle forze militari occupanti).
La Gran Bretagna si diresse poi verso la zona sud-orientale, Kenya e Uganda per saldare i territori di commercio
con India e Pacifico ma trovando l’ostacolo della Germania, fu costretta a rinunciare a questo obiettivo.
Ricevettero in compenso Zanzibar , entrando quasi in conflitto con i francesi (ritiratasi poi per evitare una guerra
che non sarebbero riusciti a contrastare).
- L E GUE RRE BOE RE
Nell’Africa Meridionale l’imperialismo britannico si scontrò con i nazionalismi locali di origine europea. I boeri
erano discendenti degli agricoltori olandesi a cui si erano aggiunti gli ugonotti francesi che, per sfuggire alla
sottomissione avevano dato vita a un esodo verso nord, fondando le Repubbliche dell’Orange e del T ransvaal.
erano zone con importanti giacimenti di diamanti, che la Gran Bretagna voleva assolutamente assicurarsi. Si
diede così avvio alle guerre boere:
- la prima vide la Gran Bretagna sconfitta
- la seconda fu dura e sanguionosa; i boeri combatterono valorosamente e suscitarono la simpatia
dell’opinione pubblica; vennero comunque sconfitti ma anche dopo questo evento seppero mantenere
una grande resistenza, non piegandosi all’invasore.
2. La Conquista dell’Asia
Agli inizi dell’età dell’imperialismo gli europei avevano già radicato profondamente le loro radici nel continente
asiatico!
- L ’INDIA: fu a lungo amministrata dalla Compagnia delle Indie Orientali che agiva come
rappresentante dell’impero britannico. La società indiana non era comunque cambiata di molto, ma
l’ef fetto della colonizzazione era stata la distruzione dell’economia e industria interna. I colonizzatori si
erano af fidati a dei signori locali per assicurare l’ordine e la riscossione delle imposte seppur il loro
tentativo di imporre la cultura occidentale condusse a delle profonde reazioni di stampo religioso. nel
1858 la compagnia fu repressa e passò sotto la diretta amministrazione di un vicerè
- L ’INDOCINA: spinti dalla concorrenza con i britannici, i francesi cominciarono ad avanzare verso
l’indocina. all’inizio i francesi si limitarono a investire in attività di commercio ma successivamente
quando le popolazioni locali si accanirono contro le compagnie missionarie cattoliche, la Francia ebbe
un pretesto per imporsi militarmente
- GLI ARCIPELAGHI DEL P ACIFICO: La Russia mosse dei tentativi di espansione verso Siberia e
Asia Centrale, incamerando il T urkestan
- LA CINA: l’impero cinese era rimasto pressoché inaccessibile agli europei, era isolato, non avendo
neppure delle relazioni diplomatiche con l’esterno. gli stranieri potevano operare solo nella cina
meridionale. Questa chiusura aveva condizionato anche la penetrazione degli ideali modernizzatori,
designando la cina come uno stato che non aveva alcuna intenzione di mutare le proprie caratteristiche
socio-politiche ed economiche. Ciò condusse in breve a uno scontro con la Gran Bretagna, riguardo il
commercio dell’oppio, scoppiata quando un funzionario cinese sequestrò un carico di navi straniere nel
porto di Canton. La battaglia durò più di due anni e i britannici la ebbero vinta. La cina dovette cedere
3alla gran bretagna la città di Hong Kong. Nuovamente quando venne attaccata una nave britannica, si
produsse la seconda guerra dell’oppio (con il sostegno della Francia alla Gran Bretagna): gli ef fetti
furono importantissimi, con l’apertura forzata delle vie fluviali interne alla Cina.
G O VERNARE L ’IT AL IA UNIT A
1. La Società
al momento dell’unificazione d’Italia la situazione sociale era decisamente negativa: prevaleva l’analfebetismo
della stragrande maggioranza, i dialetti e non vi era una omogeneità linguistica. Le città erano molto popolose e
gli italiani erano principalmente concentrati in zone rurali, dal momento che l’agricoltura occupava il 70% della
popolazione attiva, seguita dall’industria e dal settore terziario. Seppur detenesse il primato, l’agricoltura era
povera: nel nord si erano sviluppate piccole aziende, nel centro prevaleva la mezzadria (la terra era divisa in
poderi), nel sud invece vi era il latifondo (a ordinamento feudale). T utto ciò si rifletteva sulle condizioni generali
della società, che viveva di sussistenza e abitava in zone malsane. Il divario tra Nord e Sud era, inoltre,
schiacciante.
2. Classe Politica e Provvedim enti legislativi
Fu dif ficile governare la nuova Italia Unita: la morte di Cavour aveva lasciato senza guida la classe dirigente
moderata, che si era rior ganizzata grazie a una riunione di lombardi, piemontesi emiliani e toscani. La
maggioranza inoltre si collocava a destra in seduta parlamentare, Cosi il gruppo politico prese il nome di Destra.
Sui banchi dell’opposizione sedeva la vecchia sinistra piemontese (mazziniani, garibaldini..). Destra e Sinistra
rappresentavano però una porzione molto ristretta dato che il voto era riservato ai cittadini maschi, di minimo 25
anni, alfabetizzati e che pagavano le imposte. T uttavia per quanto ristretta, la classe politica si riteneva la parte
migliore del paese. La destra aveva originariamente approvato la teoria del self government, basato
sull’autodeterminazione delle province, seppur attuasse una politica di controllo su tutto il paese.
Successivamente si attuò una politica di accentramento, soprattutto per far fronte alla situazione di brigantaggio
che si era sviluppata nel mezzogiorno (bande di contadini insorti che occupavano e massacravano piccoli centri
comunali—-> nascita dei tribunali che giudicavano i ribelli)
3. ECONOMIA E POLITICA FISCALE
accanto all’unificazione territoriale, l’Italia vantò anche di una politica di unificazione economica: il settore
ferroviario crebbe e anche l’economia conobbe un incremento significativo. Le attività industriali non erano al
centro degli obiettivi perchè i politici ritenevano che fosse l’agricoltura il più importante elemento di
sussistenza.. tuttavia dopo un ventennio l’Italia non aveva progredito granchè. La responsabilità totale o parziale
si deve probabilmente agli inasprimenti fiscali e alle tassazioni derivanti dalla formazione del nuovo Stato
4. La Conquista del V eneto e la presa di Rom a
La totale unificazione italiana si sarebbe potuta ritenere quasi completa con l’annessione di V eneto e Lazio e
queste due acquisizioni furono influenzate dal mutare degli equilibri europei e dall’ascesa della Prussia
Bismarckiana.
Il nodo più complesso era la Questione Romana: Roma era stata scelta come capitale del Regno ma il Papato
ostile costituiva un ostacolo importante; Cavour aveva precedentemente avviato delle trattative per permettere al
Papa di continuare le le sue funzioni cattoliche a patto che rinunciasse ai poteri temporali e riconoscesse il
nuovo Stato. Ma le controversie erano tali che la Francia intervenne e con un patto l’Italia si impegnava a
garantire il cambio della Capitale a Firenze. Quando la Francia venne sconfitta a Sedan dalla Prussia, non ci si
sentì più legittimati a sottostare agli accordi e venne inviata una spedizione nel Lazio, entrando con la forza e
annettendo Roma.V enne approvata la Legge delle Guarentigie (con cui si riconosceva l’esercizio del magistero
spirituale papale), ma Papa pio IX, risentito nei confronti del nuovo Regno emanò la non expedit, risolta solo
con i patti lateranensi del 1929.
5. Il G overno della Sinistra
4Nel 1876 il governo passò dalla destra alla sinistra , con a capo Agostino Depretis , il quale diede avvio a una
nuova fase della politica italiana, con un governo di circa 10 anni e un programma di forte democratizzazione
(nonostante la sinistra avesse perso un pò di quel suo orientamento radical-democratico); Attuò dei punti
fondamentali quali:
- ampliamento del suf fragio elettorale (riforma elettorale: voto a 21 anni, corpo elettorale triplicato)
- sostegno all’istruzione elementare (prolungando l’obbligo di frequenza, ma la situazione non migliorò)
- sgravi fiscali
- decentramento amministrativo
La riforma elettorale però segnò il coronamento e il punto terminale della stagione di riforme della sinistra: le
preoccupazioni scaturite dall’ampliamento del suf fragio determinarono la nascita del TRASFORMISMO,
ovvero una conver genza tra i moderati delle due distinte anime della politica parlamentare fino ad allora
esistenti, destinata a creare il “partito unico della bor ghesia italiana”.
6. La Crisi Agraria
Punto importante fu la politica di sgravi fiscali attuata dalla Sinistra, che tuttavia provocò la comparsa di un
deficit nel bilancio statale e al non superamento delle arretratezze agricole. La situazione dell’agricoltura non era
infatti cambiata (Inchiesta Jacini documentava i fatti) e la situazione fu aggravata quando tutta l’europa fu
investita da una crisi agricola che produsse un calo di produzione dovuto al ribasso dei prezzi. In tal senso
Depretis attuò una svolta protezionistica, volta a proteggere gli interessi economici italiani attraverso
l’imposizione di nuovi dazi doganali alle importazioni estere. In realtà i dazi non proteggevano in modo
uniforme tutti i diversi comparti economici: in agricoltura ciò provocò un rialzo dei prezzi dei cereali che tenne
in vita arretrate realtà produttive nel mezzogiorno
7. La Politica estera e il colonialism o italiano
Nel 1882 l’Italia si voleva imporre nell’Europa delle grandi potenze e uscire dall’isolamento diplomatico a cui
era costretta; fece la sua entrata attraverso la firma della T riplice Alleanza con Austria e Germania, una alleanza
di carattere difensivo con cui si garantiva assistenza reciproca in caso di attacco esterno. Fu inoltre rinnovata a
più riprese. Contemporaneamente il Governo Depretis iniziò una importante iniziativa di coloniale il cui punto
di partenza era la Baia di Assab, popolata da nomadi e confinante con l’impero etiopico (economicamente
arretrato ma con popolazione cristiana).
8. SOCIALISTI E CA TT OLICI: LA POLITICA INTERNA IN MUT AMENT O
Il socialismo in Italia si sviluppò decisamente in ritardo rispetto agli altri paesi dal momento che l’industria
italiana non era influente. L ’unica associazione operaia era il Mutuo Soccorso, che però perse terreno quando si
dif fusero le idee socialiste bakuniane che non erano in linea con gli ideali dell’or ganizzazione. T ra il 1887-93
nacquero le prime or ganizzazioni sindacali a carattere nazionale, accelerando la penetrazione del socialismo tra i
lavoratori della terra. Ma il partito socialista italiano venne uf ficialmente iniziato da Filippo T urati che:
- af fermò l’autonomia del movimento operaio della democrazia bor ghese
- rifiutò l’insurrezionismo anarchico
- riconobbe il carattere prioritario delle lotte economiche
I cattolici invece costituivano una minaccia ancora più grande dal momento che prendevano le parti della Chiesa
nel rifiuto dello Stato Italiano. Essi non applicavano la non expedit e prendevano quindi parte alla vita politica
del paese; Nel 1874 nacque l’Opera dei Congressi (controllata saldamente dal clero): il cui programma si
limitava a una conferma dell’ostilità nel confronti della democrazia, del socialismo, della laicità e si proclamava
fedele solo alla figura papale e alla dottrina cattolica.
L ’A VVENT O DI CRISPI AL PO T ERE
Alla morte di Depretis, gli succedette Francesco Crispi, primo meridionale a salire al potere. Crispi si fece
promotore di un sistema di rior ganizzazione e razionalizzazione dell’apparato statale: emanò il codice penale (lo
zanardelli) che aboliva la pena di morte; fu inoltre grande sostenitore della politica coloniale e per fare ciò cercò
di raf forzare la triplice alleanza per far in modo che garantisse l’Italia da nuove iniziative francesi e creasse una
più attiva presenza in Africa.
5Nel maggio del 1892 la presidenza passò a Giolitti che si presentava con un programma politico molto avanzato
soprattutto con il principio della progressività delle imposte; L ’ostilità dei conservatori contribuì a indebolire il
governo e ad accelerarne la caduta.
Così nel 1893 il potere ritornò nelle mani di Crispi e dovette af frontare un’opinione pubblica allarmata dalla
crisi economica. A vviò dunque una politica di risanamento del bilancio con pesanti inasprimenti fiscali e
completò la rior ganizzazione del sistema bancario. Dal punto di vista sociale, Crispi ricorse a misure di
limitazione delle agitazioni sociali: in Sicilia venne proclamato lo stato di assedio con una repressione militare
sanguinosa e terminarono con l’emanazione delle “leggi antianarchiche”, limitative per la libertà di stampa,
riunione e associazione. In realtà i risultati non furono quelli sperati: accrebbero infatti il favore dei socialisti
negli ambienti intellettuali. Il colpo decisivo venne dal fallimento della politica coloniale estera: Crispi aveva
cercato di stabilire una forma di protettorato sull’Etiopia con la firma del trattato degli Uccialli. Questo venne
interpretato male dagli etiopi che si rivoltarono e iniziarono uno scontro armato, con l’annientamento degli
italiani ad Adua. La sconfitta dimostrò quanto l’Italia fosse poco pronta per assicurarsi il prestigio coloniale al
pari delle altre potenze europee
L ’ET A ’ GIOLITTIANA
la caduta di Crispi, determinata dagli insuccessi coloniali e dall’opposizione dell’estrema sinistra, acuì la
necessità di porre rimedio a ricomporre l’ordine politico. Ma le tensioni interne al governo erano molte ed
esplosero con i moti del pane, quando l’aumento del prezzo portò i cittadini a una serie di agitazioni popolari; il
governo rispose eccessivamente duramente, diramando le forze di polizia e dichiarando lo stato di assedio,
conferendo poi alle forze militari immensi poteri. Molti capi della protesta vennero arrestati e una volta riportato
l’ordine, Pelloux cercò di lavorare a dei progetti che limitasser o il diritto di sciopero, stampa e associazione. Ma
i gruppi di sinistra risposero a questo autoritarismo, cercando di mettere in pratica l’ostruzionismo, volto a
prolungare i tempi di emanazione delle pratiche. e così, limitato dall’ostruzionismo, il governo venne af fidato a
Giuseppe Saracco (moderato). Ma quando questo venne sollevato dall’incarico per Comportamento incerto
durante uno sciopero, il re chiamò alla guida il Liberale Zanardelli che si alleò con Giovanni Giolitti. Il loro fu
un governo che durò circa tre anni e portò una serie di riforme che permisero la nascita del movimento
sindacale. Questo sviluppo però fu accompagnato da una brusca impennata degli scioperi per la richiesta di una
serie di miglioramenti delle condizioni e dei salari.
2. Il decollo dell’industria e la questione meridionale
A partire dagli ultimi anni dell’800, L ’Italia conobbe importanti sviluppi nel settore industriale che influenzò
lar gamente i settori più moderni:
- settore siderur gico: creazione di impianti per la lavorazione del ferro
- settore agroalimentare
- settore chimico: la nascita dell’industria automobilistica Fiat a T orino
L ’economia italiana si risollevò in termini generali e ciò si fece sentire anche sull’aumento del tenore di vita
della popolazione. Seppur le condizioni igieniche degli operai e il sovraf folamento delle abitazioni in cui
risiedevano era alto, l’introduzione dell’acqua corrente ebbe un impatto forte che ridusse anche la mortalità
infantile. Questi progressi non erano tuttavia suf ficienti a colmare il divario con altri paesi europei, fattore che
6spinse il popolo a emigrare in cerca di condizioni migliori. Ciò si verificò soprattutto a partire dalle regioni
meridionali, che continuavano a essere le più arretrate. difatti gli ef fetti del progresso economico si registravano
quasi totalmente nel nord e l’abbandono del sud provocò una serie di mali storici che si ripercossero anche sul
futuro della penisola. Politicamente il divario esistente si tramutò in un movimento di opinione denominato
“meridionalismo”: i meridionalisti appartenevano a diversi movimenti politici e, seppur avessero idee dif ferenti,
tutti erano accomunati dalla necessità di rimodernare il Mezzogiorno.
3. Giolitti e le riforme
Il piano attuato da Giolitti nel suo decennio al governo prevedeva una serie di riforme migliorative:
- le leggi speciali del 1904: furono a beneficio del mezzogiorno, in particolare di basilicata e napoli,
al fine di incoraggiare lo sviluppo dell’agricoltura
- la statizzazione delle ferr ovie che fino ad allora erano af fidate a compagnie private
Quest’ultimo incontrò lo sfavore di destra e sinistra e portò Giolitti alle dimissioni, ritornando poi nel 1906 dopo
i governi di Sonnino e Fortis. Al suo ritorno Giolitti governò per i successivi 3 anni e mezzo e nel 1909 attuò
una nuova ritirata strategica ritornando nel 191 1 con l’idea di estendere il suf fragio di voto a tutti i cittadini
maschi, seguendo l’esempio di buona parte degli stati europei.
4. Il Giolittismo e i suoi critici
Giolitti nascose sotto un velato sistema democratico, una forte dittatura parlamentare costituita dal controllo
totale delle due camere, grazie a cui potè governare a suo piacimento e abbandonare l’incarico nei momenti in
cui lo riteneva necessario. Giolitti fu quindi colpevolizzato di creare fratture all’interno dei vari movimenti
dividendone le tendenze; venne inoltre accusato di aver favorito la concentrazione industriale nel nord, da parte
dei meridionalisti. Giolitti dovette quindi fare i conti con una crescente impopolarità generale, che si fece ancora
più evidente con la guerra di Libia del 191 1
5. Guerra di Libia e tramonto del giolittismo
Dobbiamo ricordare che dal 1896 la politica estera italiana si era orientata ai risvolti coloniali e nel 1902 aveva
ottenuto dalla Francia il riconoscimento delle aspirazioni in Libia; intanto molti uomini politici si chiedevano
perchè l’Italia dovesse essere confinata a potenza di secondo rango rispetto alle altre colonie europee; nacque
così un movimento nazionalista (L ’Associazione nazionalista italiana) che avviò una campagna in favore della
conquista della Libia. La spinta decisiva fautrice dell’azione italiana in territorio africano, fu data dalla crisi
marocchina e quando fu chiaro che la Francia avrebbe sicuramente imposto il protettorato in Marocco, l’italia
volle far valere gli accordi del 1902. T uttavia la politica coloniale dovette scontrarsi con l’opposizione turca che
in quei territori esercitava una certa sovranità. I turchi fomentarono gli arabi ad una forte resistenza contro gli
occupanti. Per fronteggiare questo ostacolo l’Italia:
- aumentò il corpo militare
- espanse il teatro di guerra all’egeo, occupando Rodi e il dodecaneso
nel 1912 i turchi accettarono di firmare il patto di Losanna, facendo terminare la sovranità esercitata ma ciò non
placò la resistenza, ormai in atto.
7Economicamente la guerra portò seri costi all’Italia ma il paese aveva certamente dimostrato interesse nella
prosecuzione del conflitto. Il successo politico non risolse il consolidamento del governo dal momento che
l’opposizione socialista alla guerra, indebolì gli equilibri politici giolittiani
6. Socialisti e cattolici
Nel frattempo lo spazio guadagnato da socialisti e cattolici fu impattante e decisivo. nel partito socialista crebbe
la necessità di opporre allo stato monarchico la lotta di classe; così le correnti rivoluzionarie condussero in
Sardegna il primo sciopero generale nazionale; ciò mostrò i gravi limiti or ganizzativi del movimento operaio
che si rimodernò con la nascita di:
- CGL confederazione generale del lavoro
- Confindustria confederazione italiana dell’industria
Nel Psi intanto iniziarono a dividersi delle correnti, ispirandosi alle teorie di Bernstein e cercando di rendere il
partito, un partito di lavoro. I riformisti furono ridotti a minoranza e fra questi spiccò la figura di Benito
Mussolini che ricorse alle agitazioni per fare leva diretta sulle masse.
Intanto anche il movimento cattolico italiano subì delle modifiche, iniziando a ricoprire un ruolo sempre
maggiore nella politica italiana. Si af fermò il movimento democratico-cristiano guidato dal sacerdote Romolo
Murri. Nei primi anni del partito, i democratici cattolici iniziarono una intensa attività or ganizzativa e fondarono
riviste e circoli. Ma tutto ciò non fu tollerato da Papa Pio X che per evitare che controllassero l’Opera dei
Congressi, la sciolse creando tre or ganizzazioni (le leghe bianche):
- Unione popolare
- Unione economico sociale
- Unione elettorale
Il papato e i vescovi sostennero invece le tendenze clerico-moderate e queste ebbero grande approvazione e
piena consacrazione quando alle elezioni del 1913 il Conte Ottorino Gentiloni invitò i militanti ad appoggiare i
candidati liberali che avrebbero attuato delle linee di difesa degli ideali cattolici (Patto Gentiloni)
7. La Crisi del sistema giolittiano
Nel maggio del 1914 Giolitti si dimise nuovamente e af fidò le redini politiche a Salandra, contando di ritornare
nuovamente in campo dopo poco. ma la situazione, alimentata anche dai problemi insorti con la campagna di
libia, mutarono i piani. V i era un clima disagiato nella politica italiana (nazionalismo, Psi..) che segnò la
progressiva disgregazione della politica giolittiana. Un evento dimostrativo di ciò fu decisamente la “settimana
rossa”, una insurrezione popolare da Ancora in tutta le Marche, a causa dell’eccidio di tre manifestanti dalla
forza pubblica. Sarebbe poi stata la Grande guerra a decretare la debolezza della strategia politica di Giolitti,
che non era adeguata a fronteggiare le tensioni della società di massa.
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